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Wednesday 9 July 2014

La Cabala e il Cristianesimo



La civiltà giudaica ha sempre avuto chiaro il concetto che la sua lingua possedeva un carattere divino, e che Dio creò l'universo attraverso la sua Parola, che aveva dunque qualcosa di magico, la facoltà di generare la vita dal nulla. 

Da questo nasceva anche l'idea che in fondo l'uomo non avesse la possibilità di comprendere davvero, in senso pieno, la Parola divina, e che dunque certe verità potessero essere trasmesse solo per simboli. 

"Cielo e terra passano, ma il Tuo grande Nome vive e dura in eterno", dicevano i rabbini; il Nome di Dio poteva essere scritto solo da chi fosse in condizioni di santità, e durante quell'operazione, non era permesso allo scrivente neppure di rispondere al saluto del re, se prima non avesse terminato. 

Il Tetragramma e tutte le sue perifrasi erano collocati dentro l'Arca dell'Alleanza, e questo fa comprendere il valore sommamente sacro che gli si attribuiva.

La Cabala, ovvero la scienza che studia il Nome di Dio e di conseguenza tutte le combinazioni mistiche insite nel linguaggio, si sviluppò ampiamente e fu ereditata anche dai cristiani, sebbene guardata dalle autorità religiose con un certo sospetto. 

Poiché il Signore delle sacre Scritture era lo stesso Padre che Gesù invocava, molti intellettuali cristiani non ravvedevano in ciò nulla di peccaminoso. 

Ma dei Nomi di Dio e della potenza creatrice del linguaggio si poteva fare un uso anche magico; combinare i suoni e i simboli in essi racchiusi per creare, orientare, ordinare gli eventi umani.

(Da G. Scholem, Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Milano 2005)

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