Benché il Catalano fosse per i colleghi parigini un avversario molto temibile, difficilmente i grandi professori sarebbero riusciti, con le sole loro forze, a ottenere una persecuzione contro di lui.
Il punto cruciale della vicenda di cui fu vittima è il re, Filippo IV detto il Bello,
un uomo apparentemente invisibile e assente quanto un fantasma, che in realtà
pilotava ogni singolo aspetto della vita del suo regno restando sempre dietro
un paravento fatto di etichetta di corte, e schermato da una folla di ministri.
Ma perché Filippo il Bello avrebbe dovuto prendersi la briga di perseguitare un
maestro universitario, fra l'altro medico di eccezionale bravura?
Non poteva al
contrario servirsi dei suoi prodigiosi uffici?
La risposta a tale domanda è molto difficile da formulare;
sappiamo infatti che dopo il grave incidente che lo portò via da Parigi,
Arnaldo scrisse a Filippo il Bello.
La lettera trattava diversi argomenti, fra
i quali anche la questione del processo ai Templari.
Allora i loro rapporti non
si erano guastati in modo irrimediabile?
Per capire la dinamica dello strano
evento occorso nel 1299, bisogna ritornare a quella attività di alchimista alla
quale il Catalano si dedicava con molta discrezione, quasi in incognito.
E
bisogna ritornare alla Sostanza Fondamentale, ciò che nel linguaggio alchemico
è detto "Oro Superno".